Non ricordavo più che suono avesse un vecchio motore, e mai avrei pensato al piacere quasi epidermico che avrei provato nell’ascoltarlo; un battito regolare, preciso e quel rombo che si sentiva dallo scarico sembrava persino inadeguato al guardare quel piccolo propulsore.
Era ovvio che, oltre all’effimero piacere di guidarla, provavo la soddisfazione e la gratificazione di vedere tangibilmente il risultato di tanto lavoro e fatica pensando oramai alle tante tribolazioni subite come ad un ricordo sbiadito. Era stato quasi un colpo di fulmine.
Di Appia coupè Pininfarina non ne avevo mai viste fino a quel giorno quando, in una officina qui a Vigevano dove vivo, ne avevo vista una in stato rovinoso da restaurare totalmente; da li in poi furono tanti i crucci, i problemi, le arrabbiature ma soprattutto tanta l’incompetenza dei molti individui chiamati a compiti che non erano in grado di fare, tante le cose fatte due volte.
Ed eccomi qua, dopo quasi 500 ore di lavoro contate male, tanta paura di sbagliare propria dell’incompetenza, dell’inesperienza e il grande ostacolo della eccesiva pignoleria, ma dall’altra parte un grazie al grande aiuto di tanti amici.
A qualcuno che dirà o magari ha già detto, che questa è solo una Appia risponderò che è la mia Appia frutto del mio lavoro , del mio impegno e di qualche sacrificio; la mia prima auto “storica”, alla quale, con fatica, ho restituito la sua “dignità e la sua bellezza. Ed è finalmente ora di mettersi al volante , è ora di vincere timori e paure e col favore di una bella giornata di sole si può partire.